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Fibula della Dama di Chiunsano in Bronzo

Fibula di produzione danubiano italica in Bronzo. La riproduzione è ispirata al corredo della ‘Dama di Chiunsano’ esposto presso il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo (V sec dC). Il corpo della fibula è realizzato con fusione a cera persa e rifiniture con ceselli. L’ago invece viene realizzato con trafila e fissato al corpo tramite appositi agganci.

Per vedere il corredo originale

 

58,00

Il 2 settembre 1991, nei pressi di Ficarolo (RO), durante una campagna di scavi è stato ritrovato lo scheletro intatto di una donna rannicchiata databile intorno al VI secolo con età compresa tra i 50 ed i 60 anni. Il corredo funerario, composto da gioielli d’argento, è noto con il nome di Corredo della Dama di Chiusano.
La donna alla mano sinistra portava un anello con granati almandini, all’avambraccio sinistro un’armilla d’argento e tra i capelli un lungo spillone. Non sono stati trovati nella loro posizione originale gli ornamenti della veste, cioè la bella fibbia da cintura e la fibula: la prima, decorata da nove granati almandini e dorata, stava presso il ginocchio sinistro, la seconda tra i piedi. Questo fa pensare ad una parziale spoliazione della salma poco tempo dopo la sepoltura.
«La più importante scoperta archeologica degli ultimi anni, quella della sepoltura di una donna con corredo di tipo ostrogoto a Chiunsano presso Gaiba (la cosiddetta “dama di Ficarolo”, risalente al 500 d.C. circa), ha restituito tra l’altro uno spillone d’argento dorato e un bracciale d’argento, riferibili per tipologia agli alemanni dell’alto Reno, due fibule da veste e una fibbia da cintura in argento dorato, di tipologia medio-danubiana. Ho già avuto modo di dichiarare la mia perplessità sull’ipotesi avanzata dagli scopritori circa l’appartenenza etnica della “dama”, automaticamente stabilita sulla base dei reperti; tuttavia la presenza di oggetti di qualità così alta, che fa della donna in questione un personaggio di alto rango, appartenente probabilmente ad un gruppo aristocratico già profondamente radicato nella società locale, fa pensare che vi fossero correnti di scambio di doni, secondo una pratica di rilievo fondamentale tra le aristocrazie dei regni romano-barbarici». (CASAZZA L., Vie di terra e di acqua nel Polesine altomedievale: continuità e trasformazioni, in Gallo D., Rossetto F., (a cura di), Per terre e per acque. Vie di comunicazioni nel Veneto dal Medioevo alla prima età moderna, Poligrafo 2003) .
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Descrizione

Il 2 settembre 1991, nei pressi di Ficarolo (RO), durante una campagna di scavi è stato ritrovato lo scheletro intatto di una donna rannicchiata databile intorno al VI secolo con età compresa tra i 50 ed i 60 anni. Il corredo funerario, composto da gioielli d’argento, è noto con il nome di Corredo della Dama di Chiusano.
La donna alla mano sinistra portava un anello con granati almandini, all’avambraccio sinistro un’armilla d’argento e tra i capelli un lungo spillone. Non sono stati trovati nella loro posizione originale gli ornamenti della veste, cioè la bella fibbia da cintura e la fibula: la prima, decorata da nove granati almandini e dorata, stava presso il ginocchio sinistro, la seconda tra i piedi. Questo fa pensare ad una parziale spoliazione della salma poco tempo dopo la sepoltura.
«La più importante scoperta archeologica degli ultimi anni, quella della sepoltura di una donna con corredo di tipo ostrogoto a Chiunsano presso Gaiba (la cosiddetta “dama di Ficarolo”, risalente al 500 d.C. circa), ha restituito tra l’altro uno spillone d’argento dorato e un bracciale d’argento, riferibili per tipologia agli alemanni dell’alto Reno, due fibule da veste e una fibbia da cintura in argento dorato, di tipologia medio-danubiana. Ho già avuto modo di dichiarare la mia perplessità sull’ipotesi avanzata dagli scopritori circa l’appartenenza etnica della “dama”, automaticamente stabilita sulla base dei reperti; tuttavia la presenza di oggetti di qualità così alta, che fa della donna in questione un personaggio di alto rango, appartenente probabilmente ad un gruppo aristocratico già profondamente radicato nella società locale, fa pensare che vi fossero correnti di scambio di doni, secondo una pratica di rilievo fondamentale tra le aristocrazie dei regni romano-barbarici». (CASAZZA L., Vie di terra e di acqua nel Polesine altomedievale: continuità e trasformazioni, in Gallo D., Rossetto F., (a cura di), Per terre e per acque. Vie di comunicazioni nel Veneto dal Medioevo alla prima età moderna, Poligrafo 2003) .

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 7.5 cm

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