Descrizione
L’usanza di incastonare le monete in oggetti di ornamento personale, trasformandoli in gioielli, è molto antica e risale quasi alle origini della moneta. Le sue radici vanno cercate già nel mondo ellenistico, anche se il periodo in cui si ebbe la maggiore diffusione di tali monili risale all’arco di tempo compreso tra il II e il IV sec. d.C. e continua almeno fino al V secolo d.C., con la creazione di gioielli sempre più appariscenti. La fonte più antica sugli anelli monetali è Sesto Pomponio, giurista attivo tra l’età di Adriano e quella di Marco Aurelio, che attesta già ai suoi tempi la consuetudine di usare antiche monete, d’oro o d’argento al posto delle gemme.
Le monete celtiche della cosiddetta “Gallia Cisalpina” sono in argento coniato ad imitazione della dramma di Massalia, la colonia Greca che attraverso i commerci marittimi esercitò una notevole influenza sulle coste del Mediterraneo occidentale, ma anche sui territori circostanti. La monetazione celtica cisalpina, infatti, vide il suo incipit proprio nelle regioni occidentali, nell’area dell’odierno Piemonte dove si riscontrò una notevole varietà produttiva; a questa seguirono altre emissioni realizzate in Lombardia ed infine in area veneta.
La dramma padana (chiamata così per la zona di maggior diffusione) prende a modello quella massaliota che porta nel ‘dritto’, una testa femminile volta a destra, cinta di fronde d’ulivo, adorna di lunghi orecchini a tre pendenti e collana di perle, raffigurante la dea Diana Efesina, e nel ‘rovescio’ un leone andante a destra, che nella sequenza delle varie emissioni massaliote, è espresso in numerose variazioni: fermo oppure balzante, o con una zampa anteriore levata in atto di artigliare.
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