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Pendente dea Fortuna in Bronzo

Pendente in Bronzo con immagine a rilievo della dea Fortuna, tratta da una lucerna romana esposta presso il Museo Archeologico di Este (PD), realizzato con la tecnica della fusione a cera persa e rifinita a mano.

 

25,00

Le origini di Fortuna sono ignote. Di solito si pensa che la dea sia stata introdotta a Roma da altre località del Lazio, poiché effettivamente esistevano antichi luoghi di culto di Fortuna, a Preneste e ad Anzio, che erano più prestigiosi di quelli romani e, almeno nel caso di Preneste, influirono su di essi. Nell’antica tradizione religiosa laziale, infatti, il sacrario di Fortuna Primigenia a Preneste ha avuto un’importanza primaria e ha attirato nei secoli schiere di pellegrini. Nel sacrario si svolgeva il culto a Fortuna in quanto Primigenia, in particolare, il rito di consultazione della dea avveniva attraverso l’estrazione delle sortes, all’interno di una grotta sacra, dove si riteneva risiedesse la dea.

Questa tradizione non esclude però che i romani avessero autonomamente divinizzato, a modo loro, quella astrazione dal nome trasparente che fu sempre viva nella loro lingua, innanzitutto nel significato di buona fortuna, sorte favorevole. Fortuna è termine che proviene da fero, l’atto del portare o del “sostenere portando”. La radice di fero è fer-, pher-, ha il significato di “portare”, “condurre portando”, da cui proviene il verbo ferre. Alla stessa radice di fero viene fatto risalire il termine fors, che noi distinguiamo in fero-us, che significa “porto” o “sostengo l’atto di ur”, dello urere, cioè di determinare, di generare. Ed è sulla linea fors, fortu, fortus, che si crea fortuna, come aggettivo sostantivato costituito da fortus con l’apporto della desinenza na, usata per costituire il nome di divinità aventi certe funzioni, una desinenza che indica la potenza del compimento del dio o della dea. Se fors indica “il principio dell’atto del portare”, fortuna esprime, come il perfetto, l’azione compiuta del portare, “che ha condotto a compimento”.

Se da un lato le origini di questa divinità affondano nella nebbia del tempo (spesso la si assimila alla Tyche greca, ma i termini sono troppo riduttivi), è certo che questa dea è arrivata fino ai giorni nostri dopo 2000 anni rappresentata con gli stessi attributi che la identificavano nell’antichità: la cornucopia, simbolo di abbondanza e fertilità, la ruota indice della natura incontrollabile del fato e il timone, che governa il mondo. Il pendente qui realizzato con detti attributi, si ispira ad una immagine rappresentata su di una lucerna del sec. I sec dC, custodita al Museo Nazionale di Este, probabilmente creata come dono beneaugurante.

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Descrizione

Le origini di Fortuna sono ignote. Di solito si pensa che la dea sia stata introdotta a Roma da altre località del Lazio, poiché effettivamente esistevano antichi luoghi di culto di Fortuna, a Preneste e ad Anzio, che erano più prestigiosi di quelli romani e, almeno nel caso di Preneste, influirono su di essi. Nell’antica tradizione religiosa laziale, infatti, il sacrario di Fortuna Primigenia a Preneste ha avuto un’importanza primaria e ha attirato nei secoli schiere di pellegrini. Nel sacrario si svolgeva il culto a Fortuna in quanto Primigenia, in particolare, il rito di consultazione della dea avveniva attraverso l’estrazione delle sortes, all’interno di una grotta sacra, dove si riteneva risiedesse la dea.

Questa tradizione non esclude però che i romani avessero autonomamente divinizzato, a modo loro, quella astrazione dal nome trasparente che fu sempre viva nella loro lingua, innanzitutto nel significato di buona fortuna, sorte favorevole. Fortuna è termine che proviene da fero, l’atto del portare o del “sostenere portando”. La radice di fero è fer-, pher-, ha il significato di “portare”, “condurre portando”, da cui proviene il verbo ferre. Alla stessa radice di fero viene fatto risalire il termine fors, che noi distinguiamo in fero-us, che significa “porto” o “sostengo l’atto di ur”, dello urere, cioè di determinare, di generare. Ed è sulla linea fors, fortu, fortus, che si crea fortuna, come aggettivo sostantivato costituito da fortus con l’apporto della desinenza na, usata per costituire il nome di divinità aventi certe funzioni, una desinenza che indica la potenza del compimento del dio o della dea. Se fors indica “il principio dell’atto del portare”, fortuna esprime, come il perfetto, l’azione compiuta del portare, “che ha condotto a compimento”.

Se da un lato le origini di questa divinità affondano nella nebbia del tempo (spesso la si assimila alla Tyche greca, ma i termini sono troppo riduttivi), è certo che questa dea è arrivata fino ai giorni nostri dopo 2000 anni rappresentata con gli stessi attributi che la identificavano nell’antichità: la cornucopia, simbolo di abbondanza e fertilità, la ruota indice della natura incontrollabile del fato e il timone, che governa il mondo. Il pendente qui realizzato con detti attributi, si ispira ad una immagine rappresentata su di una lucerna del sec. I sec dC, custodita al Museo Nazionale di Este, probabilmente creata come dono beneaugurante.

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 2.7 cm

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