Descrizione
In epoca antica gli amuleti venivano impiegati soprattutto per contrastare il fascinum, ovvero quel particolare tipo di influenza negativa e nefasta che, secondo la credenza popolare, per essere esercitata non necessitava di alcun rituale o cerimonia e che poteva addirittura essere involontaria. Per contrastare la fascinazione occorreva qualcosa che distogliesse l’attenzione, lo sguardo nefasto e malefico, perciò venivano spesso adottati gesti e amuleti indecenti o ridicoli, talvolta accompagnati da parole e motti che ne aumentavano il potere profilattico. Particolarmente diffusi contro la fascinazione erano gli amuleti a forma di fallo, con un evidente richiamo al dio Priapo, la cui figura divina ne rappresentava la proiezione
teomorfica, quale simbolo di procreazione e godimento, estesi ad ogni aspetto della vita quotidiana. Proprio questo suo enorme potere di creatore della vita, forza primordiale e positiva, ne faceva l’oggetto più efficace da collocare a protezione di persone, animali o cose e perciò da contrapporre ad ogni sorta di influenza negativa o maleficio, al fine di neutralizzarli. Il fallo poteva anche assumere connotati magici più evidenti qualora fosse stato raffigurato alato (caratteristica tipica dei demoni). In questo caso si concretizzava la similitudine iconografica con la figura del cavallo alato, munendo talvolta il fallo di zampe posteriori e coda.
C. Corti Il fascinum e l’amuletum, in Pagani e cristiani. Forme e attestazioni di religiosità del mondo antico in Emilia vol XII, 2010, pp.69-84
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